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Cronaca

Rapina armata nella villa di un imprenditore, con moglie e figlia tenute in ostaggio

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Rapina armata nella villa di un imprenditore, con moglie e figlia tenute in ostaggio

Banditi armati irrompono in villa a Mentana: legano moglie e figlia di un imprenditore edile per rubare migliaia di euro! Mentre la polizia promette sicurezza, i criminali ridono per le strade. #CriminalitàRampante #ItaliaASpasso #RapinaDelGiorno

L’assalto nella notte

Ieri sera, due balordi armati di pistola e con il volto coperto hanno fatto irruzione in una lussuosa villa a Mentana, nel bel mezzo della periferia romana. L’obiettivo? L’abitazione di un imprenditore del settore edile, che evidentemente ha qualcosa da nascondere – o da rubare.

Le vittime e il bottino

Sotto la minaccia delle armi, i malviventi hanno legato e rinchiuso in una stanza la moglie e la figlia dell’imprenditore, le uniche presenti in casa. Senza troppi complimenti, si sono messi a rovistare in cerca di soldi e oggetti di valore, portando via un bottino che vale decine di migliaia di euro. Chissà se questi “eroi” del crimine useranno i proventi per una vacanza al mare, mentre le famiglie oneste pagano le tasse.

Le indagini in corso

Le due donne, una volta liberate, hanno dato l’allarme e i carabinieri sono intervenuti sul posto, avviando le indagini con le telecamere della zona. Ma con la criminalità che dilaga dal centro ai quartieri periferici di Roma, ci si chiede: quanti altri “ladri gentiluomini” girano liberi mentre i politici blaterano di ordine pubblico?

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Cronaca

Inaugurazione di un murale dedicato ai fratelli Mattei per la strage di Primavalle. La Russa: “Memoria per pacificare”

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Inaugurazione di un murale dedicato ai fratelli Mattei per la strage di Primavalle. La Russa: “Memoria per pacificare”

A Roma, i fantasmi degli anni di Piombo tornano a infuocare le strade: un murale celebra Stefano e Virgilio Mattei, quei due poveretti bruciati vivi nel ’73 da un gruppo di zelanti rivoluzionari di sinistra, mentre il presidente del Senato La Russa blabla di “pacificazione” tra saluti romani e politici in posa. Intanto, Giorgia Meloni spara tweet contro l’odio ideologico, e qualcuno si chiede se la memoria serva davvero o sia solo un pretesto per vecchie ruggini. #PrimavalleBruciaAncora #AnniDiPiomboVergogna #OdioSinistra #FratelliMattei #RomaNonDimentica #FattiNonFandonie (278 caratteri)

L’inaugurazione tra memoria e polemiche

A Primavalle, nel 52º anniversario della tragedia, è stato svelato un murale dedicato a Stefano e Virgilio Mattei, i due fratelli di 8 e 22 anni morti in un incendio doloso appiccato da estremisti di sinistra. L’opera, su un muro di via Bernardo da Bibbiena, ritrae i loro volti sorridenti come un pugno nello stomaco al politically correct. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito tutto “per pacificare”, deponendo fiori e inginocchiandosi, ma non ha nascosto che certi ricordi bruciano più del fuoco stesso.

Discorsi dalle istituzioni: pacificazione o rivincita?

La Russa, con il presidente del Lazio Francesco Rocca al fianco, ha parlato di memoria condivisa: “Questo murale è per tutti, non solo per noi, per un sentimento che unisce contro l’odio, che ha strappato la vita a ragazzi innocenti”. Ma tra la folla, non sono mancati i soliti saluti romani, che fanno storcere il naso ai benpensanti. Presenti anche il ministro della cultura Alessandro Giuli e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che ha tuonato: “Stefano e Virgilio non ebbero giustizia, con indagini depistate da chi voleva insabbiare tutto. Dobbiamo scoprirla, costi quel che costi”.

Il messaggio social di Giorgia Meloni

Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto dire la sua, postando sui social: “Stefano e Virgilio Mattei furono bruciati vivi dall’odio ideologico e politico. Ricordarli è un atto di giustizia, perché nulla si costruisce sull’odio e certi orrori non devono ripetersi”. Un tweet che, come al solito, ha fatto il botto online, alimentando dibattiti su chi è davvero il mostro nella storia d’Italia.

La cerimonia con familiari e politici

All’evento c’erano esponenti di Fratelli d’Italia, l’assessore Giancarlo Righini, il questore della Camera Paolo Trancassini e la sorella dei fratelli Mattei. Rampelli ha aggiunto: “È una giornata importante, dopo 52 anni di dolore, con questo murale che riporta Stefano e Virgilio a casa, come se avessero una seconda chance”. L’artista Massimiliano Carli, in arte Negus, ha dato forma a quest’opera che, diciamolo, è un bel calcio nei denti al revisionismo storico.

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Nel 2022, quel tizio ha ammazzato quattro donne alla riunione di condominio.

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Nel 2022, quel tizio ha ammazzato quattro donne alla riunione di condominio.

Oggi a Roma, i giudici stanno per sbattere il coperchio sulla follia di Claudio Campiti, quel tizio che due anni fa ha deciso di trasformare una noiosa riunione di condominio in un massacro, ammazzando quattro donne per motivi che sembrano usciti da un film trash. #StrageFidene #ErgastoloSubito #RomaPazza

La Sentenza Imminente

Nell’aula bunker di Rebibbia, c’è un’atmosfera da Far West: presenti i sopravvissuti, i parenti delle vittime e lo stesso Campiti, che si è presentato come se fosse una gita scolastica. I giudici della Prima Corte di Assise devono decidere in fretta, con la sentenza attesa intorno alle 18. La procura non ha mezze misure: ergastolo con due anni e mezzo di isolamento diurno per questo squilibrato.

Le Accuse Pesanti

I pm non ci sono andati leggeri: Campiti è accusato di omicidio aggravato da premeditazione e motivi futili – sì, avete letto bene, futili, come se sparare in una riunione fosse una lite per il parcheggio. Oltre a quello, tentato omicidio di altre cinque persone al tavolo e lesioni personali per il trauma psicologico dei sopravvissuti. Un bel casino, no?

La Difesa da Circo

Dall’altra parte, l’avvocato di Campiti gioca la carta della follia: chiede la non punibilità per vizio totale di mente o, in alternativa, attenuanti per vizio parziale. Come se essere un po’ pazzi rendesse tutto okay. Intanto, nel processo finiscono anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente del poligono di Tor di Quinto, accusati di aver chiuso un occhio sulle armi. Per loro, la procura chiede 4 anni e un mese al primo, e 2 anni al secondo – perché, dai, chi controlla davvero un’arma in questo Paese?

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