Attualità
Aumenti, stangata per le famiglie romane: la cifra record spesa ogni mese
Gli aumenti, in particolare quelli delle bollette, stanno diventando sempre più un salasso per i cittadini della Capitale

Gli aumenti svuotano il portafoglio, a Roma ma non solo. A confermarlo un’indagine dell’Unione Nazionale Consumatori, basata sui dati Istat relativi al paniere dell’inflazione e pubblicata stamane da Il Messaggero. E’ stato infatti calcolato che una famiglia media capitolina spende al mese oltre 3100 euro per far fronte alle proprie esigenze. Parliamo sia di quelle strettamente necessarie, come mangiare o pagare le bollette, a quelle più voluttuarie, come andare al ristorante o in discoteca a ballare. Una cifra leggermente inferiore di quella sostenuta dai cittadini di altre metropoli italiane: a Milano, ad esempio, se ne spenderebbero circa 200 in più.
AUMENTI, STIME NERE ANCHE PER IL FUTURO
Anche se, sotto questo aspetto, bisogna anche dire che nel capoluogo lombardo si hanno maggiori e meglio retribuite opportunità di lavoro. Senza contare la qualità dei servizi, decisamente più alta rispetto a quella registrata alle nostre latitudini. Ma il segno meno rispetto alle spese si riscontra anche sotto il profilo del reddito, stimato in circa 2800 euro al mese. Da dove arrivano quei 300 euro in più? In generale, spiega l’UNC, dai propri risparmi. Anche se non manca chi si indebita, ricorrendo ad esempio a prestiti. E le cose, nel prossimo futuro, non sono destinate a migliorare: se gli aumenti dovessero mantenere questi livelli, infatti, entro l’anno dalle casse delle famiglie romane potrebbero uscire ulteriori circa 1400 euro.
Attualità
Vannacci sul Leoncavallo: “Antagonisti e alternativi lo facciano non alle spese della società”

Era il 21 agosto quando il Leoncavallo è stato definitivamanente sgomberato dopo ben 133 rinvii. Una cosa mai vista per un normale cittadino, ma il caso del centro sociale più famoso d’Italia è stata soprattutto una cosa politica. protetta dalla sinistra con il consenso degli amici degli amici.
Sulla questione è intervenuto l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci,
“Il Leoncavallo andava sgomberato. Anzi mi stupisce che ci siano voluti 31 anni perché in uno Stato libero e democratico non può sopravvivere alcuno spazio di illegalità, alcuno spazio dove la sopraffazione e la prevaricazione dominano sullo Stato e sull’ordine costituito. Quindi non so se si possa chiamare cultura quella che è stata effettuata o creata all’interno del Leoncavallo”.
Queste le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, nel corso del programma “Filorosso”, condotto da Manuela Moreno, in diretta su Rai 3, e che si è occupato del recente sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.
“Certo che era uno spazio abusivamente occupato e visto che l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata, andava sgomberato al più presto”, ha proseguito Vannacci, “Nessuno vuole togliere spazi alle persone che li cercano, ma i famosi antagonisti o alternativi lo facciano, ma non alle spese della società. Lo facciano a spese loro, si affittino un capannone, paghino le bollette, pagano i costi e facciano gli alternativi con i propri denari”.
Attualità
Achille Lauro e la polemica: “Inclusione o pietismo con la bambina disabile al concerto?”

#AchilleLauro2026 Lo storico concerto dello stadio Olimpico accende i riflettori su un problema silenzioso: l’accesso ai disabili. La denuncia scuote il mondo dello spettacolo!
Il concerto di Achille Lauro allo stadio Olimpico di Roma nel 2026, attesissimo da migliaia di fan, è diventato anche un emblema di una questione tanto importante quanto spesso trascurata. Una bambina con disabilità, inizialmente esclusa dall’evento perché i biglietti a lei accessibili erano esauriti, ha riportato l’attenzione sulle barriere che persone con disabilità devono affrontare per accedere ai grandi eventi musicali.
Graziella Saverino, presidentessa dell’associazione Entusiasmabili, ha lanciato un accorato appello. “Le criticità legate all’accesso per disabili sono inaccettabili”, afferma. La sua denuncia non è solo un grido d’aiuto per la bambina, ma una richiesta di maggiore consapevolezza e azione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione di eventi di massa.
Nonostante il tutto esaurito, la vicenda ha scatenato un’ondata di solidarietà e una veloce reazione da parte degli organizzatori. La situazione è stata risolta con l’aggiunta di posti dedicati, dimostrando che la sensibilizzazione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.
Questa storia apre domande urgenti: quanti altri sono lasciati indietro? Cosa si può fare per garantire che eventi futuri siano realmente inclusivi? Questi quesiti risuonano mentre il sipario si chiude, lasciando spazio alla riflessione su un cambiamento necessario e inesorabile.
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