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Cronaca

Aranova, la centrale telefonica di FiberCop diventa green con un tocco di scorrettezza

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Aranova, la centrale telefonica di FiberCop diventa green con un tocco di scorrettezza

Fiumicino diventa green con una centrale telefonica all’avanguardia: fotovoltaico, batterie e gestione "intelligente" fanno risparmiare energia. La rivoluzione di FiberCop parte da Aranova. #Fiumicino #EnergiaGreen #Innovazione


Fotovoltaico sul tetto, batterie al litio di ultima generazione, e un sistema “intelligente” per la gestione dell’energia. La piccola centrale telefonica di Aranova, nel comune di Fiumicino, è diventata un modello di innovazione green. FiberCop, gestore dell’infrastruttura digitale di rete fissa e fibra ottica italiana, ha fatto partire proprio da Aranova, negli scorsi mesi, una sperimentazione per dotare le sue centrali telefoniche di tecnologie intelligenti per la gestione dei consumi energetici. Oggi, nel giorno del Green Energy Day, la manifestazione nazionale sulla transizione energetica, la centrale ha aperto le porte ai visitatori.


Risparmi energetici da record

Quella di Aranova è così una centrale che sta facendo da test nei programmi di FiberCop per rendere il settore delle telecomunicazioni più sostenibile. La presenza di un impianto fotovoltaico da 12 Kw sul tetto, di batterie agli ioni di litio e della “stazione intelligente” permette infatti di ottimizzare l’uso di energia riducendo il ricorso alla rete elettrica tradizionale con risparmi di energia elettrica dalla rete tradizionale che raggiungono il 25% con punte, nei mesi estivi, del 39%. La centrale, infatti, può funzionare grazie alle batterie e al fotovoltaico anche per 10 ore di seguito senza ricorrere alla rete elettrica garantendo così che il servizio telefonico per gli utenti serviti non si interrompa anche in caso di criticità o di picchi di utilizzo di energia.


La dichiarazione politically (un po’) scorretta

“Il progetto realizzato da FiberCop nella centrale di Aranova – dichiara Daniele Nutini Responsabile Decommissioning, Technical Infrastructures & Energy Engineering – rappresenta un esempio concreto di come il settore delle telecomunicazioni possa intraprendere con decisione la strada della sostenibilità. La centrale rappresenta un’infrastruttura all’avanguardia in cui la tecnologia non è solo uno strumento di progresso, ma un vero e proprio alleato strategico per costruire un futuro più green, efficiente e rispettoso dell’ambiente”. (E sì, finalmente anche le telecomunicazioni si sono accorte che l’ambiente esiste!)

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Cronaca

Stranezze antiche: quel dio barbuto nell’oasi di via Latina, sull’Appia Antica

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Stranezze antiche: quel dio barbuto nell’oasi di via Latina, sull’Appia Antica

Scoperto a Roma una testa barbuta antica che sembra un filosofo hipster del II secolo d.C., con capelli ondulati e una barba da fare invidia ai moderni influencer! Ritrovata per caso durante scavi, potrebbe essere Giove o un dio egiziano riciclato – chissà se predicava sui social dell’antichità? #ArcheologiaDrammatica #TestaBarbutaVirale #RomaHipster

Le Divinità

Gli archeologi hanno dissotterrato questa meraviglia marmorea nelle Tombe di via Latina, un angolo dimenticato del parco archeologico dell’Appia Antica. La testa, più grande del normale, ha occhi intensi e una barba cesellata che urla “divinità romana o filosofo presuntuoso”. Si parla di Giove, Apollo o magari Serapide, il dio egiziano della fertilità – perché, diamine, chi non ama un po’ di abbondanza antica? Per ora, la squadra la chiama affettuosamente “l’Apollo delle Tombe Latine”, ma con quella barba, potrebbe benissimo essere un imperatore che si credeva un genio.

La Storia

Questa scoperta inaspettata è spuntata durante scavi in una basilica paleocristiana del V secolo, dove probabilmente la testa è stata riutilizzata come materiale di risulta – un classico riciclo romano, perché buttare via una scultura quando puoi farla finire sotto una chiesa? Diretta dall’architetto Simone Quilici, l’area è un’oasi di rovine tra la via Latina e i monumenti dei Cesari. Ora, la testa barbuta è in viaggio verso i laboratori di Matera per un restauro epico, con studenti che la studieranno come se fosse un reperto alieno. Chissà cosa rivelerà una volta pulita – forse segreti che farebbero arrossire i politici moderni!

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Mafia cinese: il sicario ha freddato la coppia con un colpo in testa

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Mafia cinese: il sicario ha freddato la coppia con un colpo in testa

Un sicario incappucciato aspetta una coppia cinese fuori casa a Roma, li fa secchi con sei colpi di pistola per una faida mafiosa: la mafia orientale si fa sentire nella Capitale! #MafiaCinese #SpariARoma #AffariSporchi

L’Agguato

Nella notte romana, un killer con il volto coperto ha trasformato una tranquilla via Prenestina in un set da film di gangster. Zhang Dayong, 53 anni, e la sua fidanzata Gong Xiaoqing, 38 anni, entrambi cinesi, sono stati abbattuti mentre rientravano in bici. Sei proiettili da calibro 9 dritti alla testa: non c’è stato scampo. Si parla di legami con la mafia cinese, un’organizzazione che da anni infila i suoi tentacoli negli affari sporchi tra Roma, Napoli e Prato, dalla logistica all’abbigliamento. Dayong, un tipo con un passato da “Uomo nero” nelle inchieste, aveva costruito un impero su trasporti, immigrazione clandestina e persino locali a luci rosse – mica male per uno che arrivava dalla Cina.

L’Assassino

Gli sbirri del Nucleo Investigativo di Roma sospettano che si tratti di una guerra tra clan per il controllo del business, roba che fa impallidire le vecchie mafie italiane. Il killer ha suonato a casaccio ai citofoni, è entrato come se niente fosse, e ha aspettato pazientemente al secondo piano. Quando la coppia è arrivata, bam: esecuzione in piena regola. È scappato a piedi, lasciando i corpi per terra. Ora i carabinieri setacciano telecamere e cellulari per beccare questo fantasma armato – chissà se è uno di quei “senza nome” che Dayong importava dalla Cina per i suoi traffici.

Il Mandante

Le indagini corrono su due binari: da una parte, dare un nome al sicario; dall’altra, smascherare chi ha ordinato il colpo. Dayong era un gregario del boss Zhang Naizhong, coinvolto in estorsioni e intimidazioni, come quella storia della “guerra delle grucce” a Prato. Il mandante? Probabilmente si nasconde tra i concorrenti che litigano per l’impero economico in Italia, con affari che puzzano di droga, manodopera sfruttata e minacce. Gli inquirenti stanno indagando sui contatti della coppia, incluso l’affitto dell’appartamento da un connazionale legato a negozi all’Esquilino – un bel groviglio di intrighi orientali nella Roma che non dorme.

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