Cronaca
Carbonara Fest e Torneo di Biliardino Total Baraonda, la grande festa di Tor Pignattara diventa una vera e propria orgia di cibo e alcool

Sabato 12 aprile, Tor Pignattara si trasformerà nel centro nevralgico di Roma con il Carbonara Fest e il Torneo di biliardino Total Baraonda. Un evento che promette di unire tradizione e divertimento in una miscela esplosiva! #CarbonaraFest #TotalBaraonda #RomaEst
Sabato 12 aprile, Tor Pignattara sarà il cuore pulsante di una grande festa di quartiere con il Carbonara Fest e il Torneo di biliardino Total Baraonda. L’evento, organizzato da Rete d’imprese Tor Pignattara, Confcommercio, Fipe e la federazione nazionale biliardino, con il patrocinio del Municipio V e della Regione Lazio, promette una giornata all’insegna della tradizione e del divertimento.
Il biliardino gigante e la sfida culinaria
Due tavole saranno protagoniste: la prima, quella dei biliardini, ospiterà il primo torneo “Total Baraonda” di Roma Est, con un biliardino da 8 metri e 11 postazioni, oltre ad altri 8 biliardini normali, che riempiranno l’area del plateatico del Parco Giordano Sangalli. La seconda tavola sarà quella dei ristoranti della zona, che ospiteranno il primo Carbonara Fest. Ogni attività commerciale preparerà una versione speciale della carbonara, dalla classica a quella di pesce, fino a varianti etniche. Anche pasticcerie e gelaterie parteciperanno, creando dolci ispirati alla carbonara.
Un programma ricco di sorprese
La manifestazione inizierà alle 11.30 con gioco libero e iscrizioni, seguiti dai saluti istituzionali alle 15.00. Dalle 15.30 si terranno le 5 partite di Total Baraonda, con ripresa dopo cena per il quadrangolare della carbonara fino a tarda sera. Non mancheranno attività per i bambini, come la “Caccia alle uova” organizzata da Libreria Tempesta in testa e La Valigia dei giochi, e la Challenge presso L’Osteria degli Stolti, dove i concorrenti dovranno mangiare 1 kg di carbonara.
Questo evento unico valorizza le attività di ristorazione del territorio e promuove uno sport che unisce e crea comunità. Total Baraonda e Carbonara Fest sono finanziati con il bando per le Reti d’Impresa della Regione Lazio DGR 68/22 e patrocinati dal Municipio V. “SEGUI LA Città che resiste”
Cronaca
Corrado Veneziano e le facce di Cristo al Mausoleo di Santa Costanza

Cristo finisce in mezzo ai casini globali: un artista italiano immagina il Salvatore tra le rovine di Gaza, l’inferno ucraino e i barconi del Mediterraneo, mescolando fede e geopolitica in una mostra che fa a pugni con il politically correct. #ArteControversa #CristoNeiGuai #PaceOFake
La Filosofia Dietro la Mostra
L’artista Corrado Veneziano non le manda a dire: in “Yeshu’a – Il volto, i volti di Cristo”, esposta al Mausoleo di Santa Costanza fino al 24 aprile, reimmagina Cristo non come un santino polveroso, ma come un testimone scomodo dei disastri moderni. Parliamo di grida inascoltate in zone di guerra, silenzi colpevoli dei potenti e viaggi disperati che finiscono in tragedia. È come se dicesse: “Ehi, mondo, Cristo è qui, nei posti dove nessuno vuole guardare”.Le Opere e i Luoghi Caldi
Nel cuore della mostra, venti opere uniscono icone cristiane con mappe del mondo reale, numeri, coordinate e simboli culturali, creando un mix che fa riflettere – o ridere, a seconda di quanto sei cinico. I pezzi forti? Tre tele inedite che piazzano il volto di Cristo dritto nei casini: uno nella Striscia di Gaza e Medio Oriente, un altro nell’Europa orientale tra Ucraina, Bielorussia e Romania, e un terzo nel Mediterraneo, con un occhio a Lampedusa. Veneziano spiega: “Questi volti si sovrappongono alle mappe, incrociando linee che decidono destini umani, come grida che ti fissano e ti chiedono: ‘E tu che fai?'”. È un richiamo alla pace, ma con un tocco di sarcasmo verso chi predica senza agire.
Simboli e Messaggi Scomodi
Oltre ai volti, l’artista infila simboli classici come l’ulivo, la colomba e una croce fluttuante, ma li usa per puntare il dito su ipocrisie globali. Niente di troppo soft: è arte che evoca risposte, o almeno ci prova, in un mondo dove la pace sembra solo un hashtag. Qui, ogni opera è un pugno allo stomaco, ricordandoti che l’arte non è solo per salotti borghesi.
Cronaca
Sta per saltar fuori: Massimo Barberio è parzialmente handicappato.

Uccide la madre a coltellate, la nasconde in un armadio sigillato col cemento, e ora rischia di tornarsene a casa libero perché “pazzo”? Un vero schiaffo alla giustizia! #Matricidio #GiustiziaFallita #PsicopaticiInLibertà
Il Delitto e la Possibile Libertà
Massimo Barberio, 61 anni, ha confessato di aver accoltellato a morte la madre nel 2023, per poi infilarne il corpo in un sacco e murarlo in un armadio. L’uomo è attualmente in carcere, ma il procuratore Antonio Verdi ha chiesto solo 10 anni di reclusione dopo che un consulente ha rilevato un parziale vizio di mente. Tuttavia, il perito del Tribunale ha sentenziato che Barberio era totalmente incapace di intendere e volere, descrivendolo come non pericoloso per gli altri – solo per se stesso, con una “severa possibilità autolesionistica”. Se i giudici gli danno retta, questo tizio potrebbe schivare la prigione e tornare libero, magari a farsi un caffè.
La Difesa dell’Imputato
L’avvocato Giancarlo Rizzo dipinge Barberio come un povero diavolo in preda a un delirio, un “suicidio metaforico” dove l’uccisione della madre sarebbe solo un modo distorto per ferire se stesso. “Freud parlava del matricidio come del crimine primordiale,” ha commentato il legale, sostenendo che non c’è rischio per la società. Insomma, secondo lui, Barberio è più un caso da divano che da galera – una difesa che fa storcere il naso, ma chissà, magari funziona.
Il Racconto dell’Omicidio
I fatti risalgono al 19 settembre 2023 in un appartamento di Primavalle. Barberio ha ricostruito la scena: era l’alba, la madre preparava il caffè, e lui, in un raptus, l’ha accoltellata da dietro. “L’ho colpita tre volte, le ho chiuso gli occhi,” ha detto. Il movente? Soldi: dicevano che i debiti da 2.000 euro su una pensione da 700 erano insostenibili, e lui non voleva che lei lo sapesse. Poi, per coprire l’odore, ha sigillato il corpo con plastica e cemento. Undici giorni dopo, ha chiamato i carabinieri e li ha aspettati con le valigie pronte, ammettendo: “So di meritare la punizione”. Ora tocca ai giudici decidere se sia davvero così innocuo.
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