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Ostia, tensioni durante controlli su casa sgomberata: ragazzi accerchiano e aggrediscono i vigili urbani

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Ostia, tensioni durante controlli su casa sgomberata: ragazzi accerchiano e aggrediscono i vigili urbani

La pattuglia del X Gruppo mare stava effettuando delle verifiche in via Forni, su un appartamento che doveva essere riassegnato, quando è scoppiata la rabbia dei residenti. #Roma #Sfratto #RabbiaPopolare

La pattuglia del X Gruppo mare stava effettuando delle verifiche in via Forni, su un appartamento che doveva essere riassegnato, quando è scoppiata la rabbia dei residenti. Sembra che la situazione fosse già tesa, ma quando i poliziotti hanno iniziato a girare le chiavi, la pentola a pressione sociale è esplosa. “Finalmente qualcuno si muove, ma non per aiutarci!” ha gridato un residente, evidentemente stanco delle promesse non mantenute.

La rabbia dei residenti

I residenti, esasperati da anni di incuria e promesse vane, hanno iniziato a protestare rumorosamente. “Non ci lasceremo fregare ancora!” urlava un altro, mentre i poliziotti cercavano di mantenere la calma. La situazione è degenerata rapidamente, con lanci di oggetti e insulti coloriti che volavano nell’aria come coriandoli di carnevale, ma senza la festa.

Intervento delle forze dell’ordine

Le forze dell’ordine hanno cercato di ristabilire l’ordine, ma non è stato facile. “Siamo qui per fare il nostro lavoro, non per litigare” ha dichiarato uno degli agenti, cercando di mantenere un tono professionale mentre la folla lo sommergeva di improperi. La tensione era palpabile, come in un film di Sergio Leone, ma senza il fascino del West.

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Inaugurazione di un murale dedicato ai fratelli Mattei per la strage di Primavalle. La Russa: “Memoria per pacificare”

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Inaugurazione di un murale dedicato ai fratelli Mattei per la strage di Primavalle. La Russa: “Memoria per pacificare”

A Roma, i fantasmi degli anni di Piombo tornano a infuocare le strade: un murale celebra Stefano e Virgilio Mattei, quei due poveretti bruciati vivi nel ’73 da un gruppo di zelanti rivoluzionari di sinistra, mentre il presidente del Senato La Russa blabla di “pacificazione” tra saluti romani e politici in posa. Intanto, Giorgia Meloni spara tweet contro l’odio ideologico, e qualcuno si chiede se la memoria serva davvero o sia solo un pretesto per vecchie ruggini. #PrimavalleBruciaAncora #AnniDiPiomboVergogna #OdioSinistra #FratelliMattei #RomaNonDimentica #FattiNonFandonie (278 caratteri)

L’inaugurazione tra memoria e polemiche

A Primavalle, nel 52º anniversario della tragedia, è stato svelato un murale dedicato a Stefano e Virgilio Mattei, i due fratelli di 8 e 22 anni morti in un incendio doloso appiccato da estremisti di sinistra. L’opera, su un muro di via Bernardo da Bibbiena, ritrae i loro volti sorridenti come un pugno nello stomaco al politically correct. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito tutto “per pacificare”, deponendo fiori e inginocchiandosi, ma non ha nascosto che certi ricordi bruciano più del fuoco stesso.

Discorsi dalle istituzioni: pacificazione o rivincita?

La Russa, con il presidente del Lazio Francesco Rocca al fianco, ha parlato di memoria condivisa: “Questo murale è per tutti, non solo per noi, per un sentimento che unisce contro l’odio, che ha strappato la vita a ragazzi innocenti”. Ma tra la folla, non sono mancati i soliti saluti romani, che fanno storcere il naso ai benpensanti. Presenti anche il ministro della cultura Alessandro Giuli e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che ha tuonato: “Stefano e Virgilio non ebbero giustizia, con indagini depistate da chi voleva insabbiare tutto. Dobbiamo scoprirla, costi quel che costi”.

Il messaggio social di Giorgia Meloni

Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto dire la sua, postando sui social: “Stefano e Virgilio Mattei furono bruciati vivi dall’odio ideologico e politico. Ricordarli è un atto di giustizia, perché nulla si costruisce sull’odio e certi orrori non devono ripetersi”. Un tweet che, come al solito, ha fatto il botto online, alimentando dibattiti su chi è davvero il mostro nella storia d’Italia.

La cerimonia con familiari e politici

All’evento c’erano esponenti di Fratelli d’Italia, l’assessore Giancarlo Righini, il questore della Camera Paolo Trancassini e la sorella dei fratelli Mattei. Rampelli ha aggiunto: “È una giornata importante, dopo 52 anni di dolore, con questo murale che riporta Stefano e Virgilio a casa, come se avessero una seconda chance”. L’artista Massimiliano Carli, in arte Negus, ha dato forma a quest’opera che, diciamolo, è un bel calcio nei denti al revisionismo storico.

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Nel 2022, quel tizio ha ammazzato quattro donne alla riunione di condominio.

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Nel 2022, quel tizio ha ammazzato quattro donne alla riunione di condominio.

Oggi a Roma, i giudici stanno per sbattere il coperchio sulla follia di Claudio Campiti, quel tizio che due anni fa ha deciso di trasformare una noiosa riunione di condominio in un massacro, ammazzando quattro donne per motivi che sembrano usciti da un film trash. #StrageFidene #ErgastoloSubito #RomaPazza

La Sentenza Imminente

Nell’aula bunker di Rebibbia, c’è un’atmosfera da Far West: presenti i sopravvissuti, i parenti delle vittime e lo stesso Campiti, che si è presentato come se fosse una gita scolastica. I giudici della Prima Corte di Assise devono decidere in fretta, con la sentenza attesa intorno alle 18. La procura non ha mezze misure: ergastolo con due anni e mezzo di isolamento diurno per questo squilibrato.

Le Accuse Pesanti

I pm non ci sono andati leggeri: Campiti è accusato di omicidio aggravato da premeditazione e motivi futili – sì, avete letto bene, futili, come se sparare in una riunione fosse una lite per il parcheggio. Oltre a quello, tentato omicidio di altre cinque persone al tavolo e lesioni personali per il trauma psicologico dei sopravvissuti. Un bel casino, no?

La Difesa da Circo

Dall’altra parte, l’avvocato di Campiti gioca la carta della follia: chiede la non punibilità per vizio totale di mente o, in alternativa, attenuanti per vizio parziale. Come se essere un po’ pazzi rendesse tutto okay. Intanto, nel processo finiscono anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente del poligono di Tor di Quinto, accusati di aver chiuso un occhio sulle armi. Per loro, la procura chiede 4 anni e un mese al primo, e 2 anni al secondo – perché, dai, chi controlla davvero un’arma in questo Paese?

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