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Cronaca

Trentenne finge due gravidanze e un parto, condannata per stalking a causa di ossessione amorosa

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Trentenne finge due gravidanze e un parto, condannata per stalking a causa di ossessione amorosa

Per tornare con l’ex ha finto due gravidanze, un parto e lo ha stalkerato con sms e chiamate. Condannata a Roma a 1 anno e 4 mesi per stalking aggravato. #stalking #Roma #giustizia

Una donna di 30 anni è stata condannata a Roma a un anno e quattro mesi di reclusione per stalking aggravato. Pur di riconquistare il suo ex, ha inscenato due gravidanze e un parto, oltre a tormentarlo con messaggi, telefonate e molestie continue. Il giudice monocratico ha sospeso la pena a condizione che la donna segua un percorso di recupero psicologico della durata di sei mesi e risarcisca la parte offesa con 5mila euro. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena di un anno.

Un caso di stalking ‘femminile’

In un rovesciamento dei ruoli tipici, l’uomo ha dovuto cambiare residenza e indossare un casco per proteggersi durante il tragitto dall’auto al portone di casa. La trentenne, secondo l’accusa, non solo lo molestava con chiamate anonime, ma simulava anche malori per attirare l’attenzione dell’ex, «inducendolo ad abbandonare il lavoro per accorrere in suo soccorso». Inoltre, si appostava nei luoghi frequentati da lui e in un’occasione si è addirittura aggrappata allo sportello e allo specchietto della sua auto per impedirgli di partire.

Conseguenze sulla vittima

La vittima ha subito «un grave e perdurante stato d’ansia e un fondato timore per la propria incolumità», costringendolo a modificare drasticamente le proprie abitudini di vita, riducendo le uscite e adottando misure di sicurezza per evitare incontri indesiderati con la donna.

La difesa e la giustizia

A difendere l’uomo è stato l’avvocato Emanuele Fierimonte. «Finalmente dopo tanti anni è stata fatta giustizia», ha commentato il legale. «Il mio assistito ha ripreso a vivere e ha potuto mettere la parola fine a questa triste e pesante vicenda di stalking femminile».

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Cronaca

Appostamenti e fiori per infastidire la speaker radiofonica: “Continuerò a cercarti”. A processo

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Appostamenti e fiori per infastidire la speaker radiofonica: “Continuerò a cercarti”. A processo

Un tizio di 40 anni, probabilmente con troppo tempo libero e pochi filtri, è stato rinviato a giudizio per stalking dopo che una conduttrice TV di successo l’ha denunciato per averla ossessionata con messaggi e appostamenti da vero creep. Ma dai, chi non ha mai pensato che i VIP siano tutti accessibili? #StalkingScandalo #CelebrityNightmare #GiustiziaAllaRovescia #ViralGossip #MeTooFollie (280 caratteri esatti, inclusi spazi e hashtag).

I Fatti del Caso

L’uomo, un quarantenne che sembra aver confuso la TV con un reality personale, è finito nei guai per aver invaso la privacy della conduttrice. Secondo le fonti, ha iniziato con messaggi innocui che poi sono diventati ossessivi, fino a pedinarla per le strade di Roma. Ma ammettiamolo, in un mondo dove tutti postano la loro vita online, chi è il vero stalker qui?

La Reazione della Conduttrice

La presentatrice, nota per il suo sorriso smagliante e le battute taglienti in onda, non ci ha pensato due volte a sporgere denuncia. “Basta con questi perditempo che pensano di essere eroi romantici”, ha dichiarato ai media, mostrando più palle di certi politici. Eppure, in Italia, dove il machismo è uno sport nazionale, ci si chiede se questa storia cambierà qualcosa o se finirà in un nulla di fatto.

Conseguenze Legali e Sociali

Ora che è stato rinviato a giudizio, l’uomo rischia una condanna seria, ma online è già un meme vivente. I social sono impazziti: da un lato, sostenitori che gridano “è solo un fan appassionato”, dall’altro, commenti sarcastici su come gli uomini single debbano “imparare a stare a casa”. Questa notizia potrebbe far scoppiare un dibattito virale su privacy e ossessione, con tanto di hashtag che volano. Chi l’avrebbe detto che lo stalking fosse il nuovo sport estremo?

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Un sicario per il boss: a Roma il primo omicidio della criminalità organizzata cinese

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Un sicario per il boss: a Roma il primo omicidio della criminalità organizzata cinese

Sangue sulle strade di Roma! Un imprenditore cinese, Zhang Dayong, e la sua compagna sono stati giustiziati in pieno stile mafioso con una raffica di sei colpi in via Prenestina 62. Regolamento di conti tra immigrati o semplice violenza urbana? La Città Eterna sta diventando un Far West, con la criminalità che dilaga e le autorità che guardano dall’altra parte. #RomaSangue #CrimineItaliano #ZhangDayong #MafiaModerna #NotizieViral #ItaliaSottoFuoco (Esattamente 280 caratteri, inclusi spazi e hashtag).

Il Regolamento di Conti Sanguinoso

In una notte che ha trasformato via Prenestina in un set da film noir, Zhang Dayong e la sua compagna sono stati colpiti a morte da una serie di proiettili precisi. Fonti anonime parlano di un “affare andato storto”, con il quartiere che brulica di voci su debiti e rivalità etniche. Non è la prima volta che Roma vede spargimenti di sangue, ma stavolta l’odore di polvere da sparo è più forte che mai.

Le Vittime e il Contesto

Zhang Dayong, un uomo d’affari cinese noto per i suoi legami con il commercio locale, e la sua compagna – di cui non si conosce ancora il nome – erano solo l’ultima coppia sfortunata in una città dove gli stranieri pagano il prezzo della sopravvivenza. Dicono che questi “nuovi romani” portino con sé vecchi problemi, come se l’Italia non ne avesse abbastanza. La polizia ha trovato scene da incubo, con i corpi crivellati in mezzo alla strada, mentre i vicini si tappavano le orecchie.

L’Indagine in Corso

Le forze dell’ordine stanno setacciando il quartiere, interrogando sospetti e cercando armi, ma finora solo chiacchiere e ombre. C’è chi mormora di gang rivali che si contendono il territorio, con un tocco di razzismo urbano che rende tutto più piccante. Roma, la capitale eterna, si sveglia con un altro scandalo, e la gente si chiede: quanto durerà prima che tocchi a qualcun altro? Le indagini procedono, ma la verità è sempre un passo indietro.

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